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Comunicare meglio per farsi scegliere: guida pratica alla comunicazione efficace

Comunicare meglio per farsi scegliere: guida pratica alla comunicazione efficace

comunicazione efficace: esplosione di colore

In un mondo in cui tutti parlano e scrivono, chi sa comunicare davvero ha un vantaggio enorme.

Comunicare bene non significa parlare tanto. Significa parlare in modo chiaro, coinvolgente e mirato. Significa saper raccontare il valore di ciò che fai, il tuo “perché”, in modo che le persone possano capirlo, ricordarlo e… scegliere te.

Comunicare non è riempire spazi. È colorarli con il tuo perché.

Creatività e comunicazione efficace: rompi i pattern, crea nuove connessioni

La comunicazione efficace nasce anche da un atteggiamento creativo. Uscire dai soliti schemi – quelli che ci fanno iniziare ogni presentazione con “Buongiorno a tutti, sono Mario Rossi e mi occupo di…” – è il primo passo per distinguersi.

Prova a cambiare contesto: scrivi la tua prossima presentazione seduto al bar o in un parco. Il cambiamento di ambiente fisico stimola nuove connessioni mentali. Secondo “Creative Confidence” di Tom Kelley e David Kelley, uscire dalla propria zona di comfort è uno dei modi più efficaci per riattivare la creatività. Lavorare in spazi nuovi, confrontarsi con persone diverse o semplicemente modificare le proprie abitudini giornaliere può portare a intuizioni inaspettate.

Prova a iniziare la giornata con un’attività creativa, anche solo per dieci minuti: scrivi, disegna, racconta una storia o sperimenta una nuova idea senza giudicarla. Annota ogni giorno un’idea che ti sembra folle. Gioca con la tua routine.

La creatività non è un dono innato: è un muscolo che va allenato. E lo alleni anche così: cambiando prospettiva. Cambia posto, cambia orario, cambia approccio. Rompi i tuoi schemi. Inizia a comunicare non partendo da cosa fai, ma dal perché lo fai.

comunicazione efficace: la ruota del pavone

Comunicare dal cuore: l’importanza del “perché”

Comunicare bene, dicevamo all’inizio, significa anche saper raccontare il proprio “perché”. Come disse Simon Sinek: “People don’t buy what you do, they buy why you do it.” Le persone comprano il perché, non il cosa.

Questa frase racchiude un concetto chiave della comunicazione contemporanea: il “perché” è più potente del “cosa” e del “come”. Quando raccontiamo cosa facciamo e come lo facciamo, forniamo informazioni. Ma quando esprimiamo il nostro “perché” – la motivazione profonda, i valori che ci muovono, la visione che ci guida – entriamo in connessione emotiva con chi ci ascolta.

Le persone scelgono chi risuona con i loro stessi valori. È questo il motivo per cui alcune aziende, professionisti o personal brand riescono ad attrarre un seguito fedele: comunicano una causa, una passione, un intento. Non vendono semplicemente un prodotto o un servizio, ma un’identità e una prospettiva sul mondo.

Il “perché” è ciò che ci rende memorabili. È il fondamento del nostro storytelling, la radice della nostra unicità, ciò che fa la differenza in un mercato affollato.

Strumenti pratici per comunicare meglio (ovunque tu sia)

Sia che tu stia scrivendo i testi per il tuo sito, sia che tu stia costruendo una strategia di personal branding o preparando un pitch per un evento, ci sono due strumenti fondamentali che puoi usare per allenarti a comunicare con efficacia.

1. L’elevator pitch: il tuo “biglietto da visita parlante”

Il termine “elevator pitch” nasce da un’immagine tanto semplice quanto efficace: riuscire a spiegare chi sei e cosa fai nel tempo di una corsa in ascensore. Immagina di incontrare un potenziale cliente, partner o investitore proprio mentre sali alcuni piani di un grattacielo: hai solo pochi secondi per catturare la sua attenzione e incuriosirlo. Questo concetto ha preso piede negli Stati Uniti, soprattutto nell’ambiente cinematografico e imprenditoriale degli anni ’80, dove produttori e creativi dovevano spesso proporre idee di film in modo fulmineo e memorabile.

Ancora oggi, l’elevator pitch è una tecnica fondamentale per chiunque voglia presentarsi in maniera chiara e convincente in contesti professionali, di networking o online.

Immagina di dover spiegare a qualcuno chi sei e cosa fai nel tempo di un viaggio in ascensore. Hai 60 secondi per lasciare un segno.
È un ottimo esercizio per chiarirti le idee e semplificare il tuo messaggio.

Ecco come costruirlo in modo efficace:

  • Attira l’attenzione: inizia con una citazione, una domanda o una mini-storia.
    “Ogni video che non fai oggi è un cliente che perdi domani.”
  • Sii concreto: evita il gergo tecnico, spiega quale problema risolvi.
    Non dire “faccio digital strategy”, ma “aiuto le aziende a trovare clienti online spendendo meno e comunicando meglio”.
  • Chiudi con una storia vera: racconta brevemente un caso di successo. Le storie aiutano a ricordare e connettere.

Scrivilo, rileggilo, recitalo ad alta voce. Cronometra i 60 secondi. Poi semplificalo ancora.

2. La presentazione approfondita: costruisci fiducia e credibilità

Quando hai più tempo (in una consulenza, una riunione, un webinar, un evento), puoi usare una presentazione da 5 o 10 minuti per approfondire un aspetto specifico del tuo lavoro.
Qui non si tratta solo di vendere, ma di educare, informare e coinvolgere.

Questa presentazione può diventare anche la base per un supporto grafico da inviare prima di un incontro: un PDF che racconti chi sei, cosa fai e perché lo fai, corredato di immagini e riferimenti chiari. Può essere spedito via mail o via WhatsApp, oppure stampato e lasciato a chi incontri per la prima volta. In questo modo, la tua comunicazione risulta coerente e professionale fin dai primi contatti, e il tuo messaggio resta impresso anche dopo il colloquio o la riunione.

Come strutturarla:

  • Introduzione: chi sei, perché fai quello che fai.
  • Sviluppo: approfondisci un solo tema (un servizio, un progetto, un caso studio).
  • Conclusione: cosa vuoi che il pubblico si porti a casa? Cosa dovrebbe fare subito dopo?

Usa slide semplici, visuali, che supportino il discorso. Prepara un discorso fluido, ma non “robotico”, non recitato a memoria o impostato in modo artificiale. Deve mantenere una componente umana, naturale, autentica, capace di trasmettere emozione e coinvolgere l’ascoltatore. Per allenarti a essere più spontaneo, prova a esercitarti parlando a voce alta davanti allo specchio o registrandoti con lo smartphone: riascoltandoti potrai correggere toni, pause e velocità. Puoi anche simulare la presentazione davanti a un collega o un amico e chiedere un feedback sulla chiarezza e sul coinvolgimento. L’obiettivo non è recitare un copione, ma interiorizzare i contenuti al punto da raccontarli con naturalezza e convinzione. E soprattutto: metti al centro il tuo pubblico, non te stesso.

Dalla voce al digitale: gli stessi strumenti per il web e i social

Le tecniche che abbiamo visto per costruire un buon pitch o una presentazione efficace non sono utili solo in pubblico: sono la base per ogni forma di comunicazione digitale.

Come abbiamo già visto, una presentazione efficace può diventare un supporto grafico da inviare via mail o WhatsApp prima di un incontro, oppure un PDF da stampare e lasciare fisicamente. Allo stesso modo, questi contenuti possono costituire la struttura narrativa della tua comunicazione online: dalla homepage del sito ai profili social, dal messaggio di benvenuto in una newsletter alla sezione “Chi siamo” di una brochure.

Pensa alla home page del tuo sito: ha pochi secondi per catturare l’attenzione e spiegare cosa fai e perché. Un buon messaggio d’apertura è il tuo elevator pitch in versione scritta e visiva. Lo stesso vale per l’introduzione del tuo profilo LinkedIn, la bio di Instagram o la descrizione della tua attività su Google: devono essere brevi, coinvolgenti e orientate al valore per il cliente.

Anche un post sui social o una email di presentazione dovrebbero rispondere alla stessa logica: partire da un gancio che attira (una storia, una domanda, un dato curioso), spiegare con chiarezza cosa fai e per chi lo fai, e chiudere con una chiamata all’azione.

In sostanza, saper comunicare in 60 secondi ad alta voce ti prepara a comunicare ovunque.

Comunicare è anche raccontarsi: il potere del perché e dello storytelling

Le persone non si innamorano dei tuoi prodotti. Si innamorano della storia che racconti attraverso quei prodotti.

  • Perché hai scelto proprio questo lavoro?
  • Che impatto vuoi avere sul mondo?
  • Quali sono i valori che ti guidano ogni giorno?

Raccontare il tuo perché ti aiuta a differenziarti. Se non lo fai, il tuo pubblico ti valuterà solo su elementi razionali – e il confronto con la concorrenza sarà inevitabile.

E non è solo questione di parole. Anche le immagini parlano.
Investire in una identità visiva coerente – dai colori al logo, dai video alle foto – è fondamentale. Il cervello elabora un’immagine 60.000 volte più velocemente di un testo.

Il rischio dell’autoreferenzialità: meno io, più tu

Parlare solo di sé è la strategia migliore per… non essere ascoltati.

È un errore comune: elenchi infiniti di esperienze, tecnicismi, titoli. Ma le persone non cercano esperti, cercano soluzioni e connessioni umane.

Immagina un primo appuntamento romantico in cui uno dei due parla solo di sé, dei suoi successi, delle sue conoscenze importanti e dei suoi beni materiali, come l’auto sportiva, la casa al mare, i viaggi esclusivi o l’orologio di lusso. Non finisce bene, vero?

Il dialogo e la comunicazione funzionano solo se ci sono ascolto, scambio, empatia.

Prima di cliccare altrove: una checklist per comunicare con il cuore

Comunicare in modo efficace non è un talento. È un metodo che si può imparare.

Che tu stia lavorando sulla tua identità professionale o preparando un calendario di contenuti per la tua azienda, poniti sempre queste domande:

  • Sono chiaro e comprensibile?
  • Sto parlando di problemi reali?
  • Sto raccontando il mio perché in modo autentico?
  • Sto usando parole, immagini e storie che emozionano e coinvolgono?

Comunicare bene è un regalo che fai agli altri. E, di riflesso, a te stesso.

Se questo articolo ti ha fatto riflettere, condividilo con qualcuno che potrebbe averne bisogno. Oppure scrivici: ci piacerebbe sapere qual è il tuo “perché” e come stai lavorando per comunicarlo meglio.

 

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