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Rallentare

Rallentare

Rallentare

All’entrata di un piccolo borgo della Val Trebbia, una manciata di case di pietra, c’è un cartello.

“Rallentare. In questo paese i bambini giocano ancora per strada”.

Leggendolo, sembra subito di sentire i suoni dei giochi dell’infanzia, di vedere i colori dell’erba a chiazze, la ruggine delle porte sgangherate e i terreni sconnessi, quando la parola assembramento, giocando in un cortile o in qualche parco, avrebbe fatto sorridere.
Più eravamo e meglio era, anche se, a calcio/calcetto e loro infinite varianti, è un classico che “ne manca sempre uno”; 9 volte su 10 si è in numero dispari. Non importa se ci si è organizzati “scientificamente” e per tempo, o se la partita è improvvisata, al primo rispuntare del sole dopo un temporale.

L’augurio, in questo ritorno, dopo l’estate del 2020, un anno che ricorderemo a lungo, è di riuscire a riscoprire un “noi” che non possiamo e non dobbiamo perdere.

Possiamo provare tutti a rallentare, ad avere meno fretta, perché dobbiamo tornare tutti a giocare per strada.

Rallentare, nella mondo della comunicazione, ci consente anche di capire se la strategia di marketing che abbiamo progettato sta facendo leva sulle giuste emozioni.
Ci permette di misurare e di sperimentare.

Per la cronaca, il borgo citato è Coli, un comune italiano di 847 abitanti della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna.
È un piccolissimo centro montano dell’Appennino ligure ai piedi del monte S. Agostino, in una vallata laterale della val Trebbia, in posizione isolata rispetto alla strada statale 45. Una posizione molto tranquilla dove il tempo scorre ad un’altra velocità, una velocità che ti fa sentire bene.

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